Tutta la nostra vita è fatta di relazioni: ci relazioniamo con la famiglia, con i colleghi, con clienti, con la persona amata, con i figli, con il vicino di casa, ecc..
L’elenco è enorme.
Pensare che le relazioni siano qualcosa di poco importante vuol dire ridurre drasticamente la qualità della propria esistenza.
Certo, uno potrebbe dire:
“Semplicemente io non comunico con gli altri e mi faccio i fatti miei. L’empatia non mi interessa”
Ma esiste un presupposto che recita
È impossibile non comunicare
Anche quando uno decide di non farlo, in realtà sta inviando un messaggio preciso che tutto crea tranne l’empatia.
Il mondo delle relazioni mi ha sempre affascinato, soprattutto per il fatto che le parole pure e semplici incidono appena per il 7% mentre linguaggio del corpo, postura, gestualità e tono di voce incidono per ben il 93%.
Magari conoscevi già queste percentuali. Se non le conoscevi potrebbero leggermente destabilizzarti perché fino ad oggi hai sempre pensato che le semplici parole (verbali o scritte) avessero il potere di far passare i messaggi.
Purtroppo non funziona così: la comunicazione inconscia fa da padrona nelle relazioni, mentre quella logica (o numerica) fa da cornice.
Non ci credi? Ti faccio un semplice e pratico esempio: hai mai incontrato qualcuno che ti ha fatto ottimi discorsi logici, ma non ti ha convinto profondamente? Eppure se tutto fosse basato sulla razionalità dovremmo solo ascoltare (o leggere) le parole senza dare minimamente ascolto alle nostre sensazioni. Invece, chi ha un po’ più di esperienza è portato ad ascoltare il proprio intuito.
Perché accade che qualcuno non ci convinca nonostante le ottime parole? Questo si verifica perché il nostro inconscio decodifica il non verbale di chi abbiamo di fronte notandone le incongruenze. Cioè, inconsciamente leggiamo quello che realmente pensa ad di là delle parole espresse. Poi, la parte profonda ci avvisa con una sensazione di diffidenza.
Ora questa premessa era fondamentale per farti comprendere che l’inconscio ha un ruolo cruciale nelle relazioni con gli altri. Non dobbiamo convincere la loro parte logica, ma il loro inconscio.
È come è possibile fare una cosa simile? A scuola ci dicono che dobbiamo stare attenti alla grammatica, ma di comunicazione inconscia e di empatia non ne parlano minimamente (almeno in Italia).
Eppure, l’empatia è qualcosa di straordinariamente potente. È quella capacità che avevamo da piccoli di metterci nei panni degli altri, di sintonizzarci con chi abbiamo attorno. Questo significa creare una sintonia profonda con il nostro interlocutore e, quindi, conquistarlo ad un livello profondo.
Sono stati versati fiumi di inchiostro riguardanti diversi test eseguiti in aziende dove chi ha capacità empatiche spicca maggiormente rispetto a chi (pur essendo intelligente e tecnicamente preparato) ne è sprovvisto perché è in grado di usare la potenza del gruppo.
Creare empatia significa creare fiducia. Se tu ti fidi di qualcuno è più facile aiutarlo e lui tenderà ad essere d’accordo con lui. Quindi, se tu crei empatia con le persone che ti interessano, realizzi un ruolo magico nelle relazioni: generare consenso in modo sano.
Qui non parliamo di manipolazione, ma di rapporti empatici. La manipolazione si verifica quando qualcuno fa fare qualcosa a qualcuno ingannandolo o facendo leva sui sensi di colpa. La manipolazione ha sempre un effetto boomerang e crea terra bruciata.
Essere in grado di creare rapporti empatici è molto diverso perché, oltre a generare fiducia, ti metti nei panni dell’altro. Questo significa comprenderlo meglio, conoscere la sua mappa del mondo e cosa è meglio per lui.
La Programmazione neurolinguistica (PNL) fornisce diverse tecniche per creare empatia.
In questo video spiego la tecnica del Rispecchiamento
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